Pagina:Mantegazza - Elogio della vecchiaia.djvu/301

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di marco tullio cicerone 277


Colla matura età però ogni atto si compone a più placidi e pacati modi. Il diletto di questi banchetti, assai meno stava risposto nei godimenti della gola, che nella qualità degli amici e del piacevole conversare. Più esattamente dei Greci, gli avi nostri, dal convivere degli amici a mensa, il nome di convito derivarono. Coloro invece, appellando sodalizi di bevande e di cibi questi convegni, mostrarono dare la preminenza alla parte materiale, che avrebbero dovuto tenere in infimo pregio.




XIV. — (Gozzoviglie di Catone.) — Per diletto di conversare, amo talora presentarmi ai conviti prima dell’ora fissata e partirmene dopo; e non siedo soltanto fra i miei coetanei che ormai sono assai diradati; mi va a genio anche la compagnia dei giovani dell’età vostra e di voi. E ne tengo debito alla vecchiezza, che di tanto mi accrebbe il gusto del conversare quanto m’ha scemato quello della bottiglia e de’ manicaretti.

Che se taluni sono ghiotti di questi piaceri sensuali (affinchè io non sembri troppo austero avversario delle voluttà verso le quali per avventura sta nell’uomo una tendenza naturale) mi asterrò dall’affermare che per essere ormai vecchi sia loro mancata ogni sensibilità.

Piace anche a me, credetelo, la presidenza della mensa introdotta dai nostri maggiori e i brindisi che il capo della tavola innalza fra le ricolme tazze, purchè, siccome Senofonte ne apprende nel suo Simposio, queste sieno di piccola forma adattata per deliberare il vino; mi piace la fresca aura nella state, e nel verno godo al tepore del sole, o di fiamma vivace,