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280 dialogo intorno alla vecchiezza


Questi personaggi che io passai a rassegna, benchè carichi d’anni, non cessarono mai di proseguire con ardore i loro studi. E quel Marco Cetego, chiamato da Ennio con tanto criterio anima della Dea Suadal1, benchè giunto in età avanzatissima, non vidimo noi ostinatamente immerso nelle profonde sue meditazioni intorno al ben dire?

Che valgono mai, diciamolo schiettamente, i godimenti della mensa, dei dadi e del bordello a paragone di quelle morali soddisfazioni? Mercè di codesti studi, viene creata una dottrina che grado per grado crescente, arriva a sublime stadio, a misura del senno e dell’ingegno di chi la possiede. Assai giudiziosa massima fu dunque quella scritta da Solone, in alcuno de’ suoi versi, che cioè, dall’invecchiare, ogni giorno apprendeva qualche cosa, nel che la voluttà provata dall’animo suo era maggiore di qualsiasi altra.




XV. — (L’agricoltura nobile passatempo de’ vecchi.) — Vengo ora ai piaceri dell’agricoltura, la passione dei quali è per me indicibile; prestandosi essi così bene anche alla vecchiezza, senza digradare le cure dell’uomo dotto.

Gli agricoltori sono intenti al lavoro della terra, la quale non è mai ribelle alla mano dell’uomo, e rende con usura, talora più, talora meno, ma quasi sempre generosamente, li semi deposti nel suo seno. La terra non mi porge piacere per i soli frutti che produce, altresì per il vigore e per le proprietà della sua natura.

Nei di lei solchi squarciati dall’aratro e ricchi

  1. Così era appellato il genio dell’eloquenza persuadente.