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Nessuno porterà i suoi passi profani là sotto i pini dove ella riposa accanto al padre. Più d’una volta ella m’aveva detto che là voleva dormire l’ultimo sonno e là l’ho coricata per sempre. Vieni a piangere colla tua vecchia zia Anna su quella fossa.

Vieni William, vieni sùbito: io ti attendo.


Eccovi le ultime parole di una delle più belle e più sante creature che abbian sorriso e pianto sotto i raggi del sole.


L’ultima lettera di Emma portava la data del 14 luglio, vigilia della sua morte.

Londra, 14 luglio 18...

William, io mi sento morire. Non l’ho detto alla mia buona zia Anna, non l’ho detto al medico, perchè sento che tutto sarebbe inutile. Il dolce clima di Madera aveva messo un velo sottile sulla mia piaga, ma le nebbie di Londra me l’hanno riaperta e più crudele che mai. Io non posso più vivere e solo mi duole che morrò senza averti veduto. Guardo ad ogni ora, ad ogni minuto il tuo ritratto, e ti guardo con così intenso desiderio, che mi pare tu m’abbia a rispondere, tu abbi a venire a vedermi un’ultima volta — Ma tu non morrai. — E poi mi spaventa ancora il pensiero di dover morire improvvisamente. Io sento nel mio petto un fuoco ardente; mi par di sentirvi qualcosa che abbia a scoppiare da un momento all’altro.

Tutto questo è nulla, mio William, muoiono tutti: deve esser cosa molto facile il morire.

Io ho in me una gioia divina che mi dà coraggio, che mi fa superba d’aver vissuto, che mi fa beata di averti conosciuto, di averti amato, d’essere stata tanto amata da te!

Come siamo egoisti; sto per morire e tripudio come una fanciulla, nella beata sicurezza che tu non sarai di nessuna donna, che tu non sei stato e non sarai d’altri che della tua Emma. M’hai troppo amato! Ti lascio troppo ricco tesoro di memorie, troppo splendida eredità di affetti; perchè tu possa essere di un’al-