Pagina:Mantegazza - Un giorno a Madera, 1910.djvu/38

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l’ora in cui s on nate, e il padre e la madre, e il Creatore che li aveva fatti l’un per l’altro? Qual’è la parola, qual’è il segreto che spiega questo orrendo misfatto? — Io divento superstizioso; mi par di sentirmi nella grotta fredda e umida di una sibilla che non vedo, mi par di sentirmi i brividi e di attendere da una parola magica la sentenza del mio destino. Esiste dunque il fato; esiste dunque l’incubo e la strega e la magìa e l’arcano, l’inesorabile silenzio del tempio e la parola che uccide senza giudizio? esiste dunque la spada invisibile del destino che piomba sul capo senza diritto e senza ragione, che fa sogghignare il cinico, che fa bestemmiare contro la vita, contro la provvidenza, contro Dio?

Perchè non divento io pazzo? Perchè non posso io morire? Ma fossi l’ultimo, il più povero, il più infelice, il più spregevole degli uomini, sono un uomo anch’io e voi, donna, dovete porgere la mano a chi soffre tanto. — Accarezzate un’ultima volta la vostra vittima prima di consegnarla al laccio del boja; siatele cortese d’una parola, d’una parola sola.

Io non vi domando l’amore, non vi domando la pietà, vi domando l’elemosina di una parola. Rispondete alla mia ultima lettera. Son tre giorni che io vi ho scritto; capite voi, Emma, che cosa voglia dire tre giorni? Tre giorni e tre notti; settantadue ore, dopo aver letto un pezzo di carta firmata da voi e che mi diceva che non potevate essere mia! Le leggi moderne permettono ancora la pena di morte, ma il condannato si sente leggere la propria sentenza; egli conosce perchè lo si ammazza. Dovrei io esser trattato peggio di un assassino, peggio di un parricida?

Son tre giorni che avete ricevuto la mia lettera, e avete voi saputo tacere tre giorni? Non siete voi dunque una donna... non siete voi neppure un uomo? Voi siete morta di certo, non potete esser viva, sapendo che a pochi passi da voi, che dinanzi alla vostra casa, intorno alle mura del vostro giardino si agita uno spirito che è vostro, che è parte di voi stessa, che muore di gelo, che batte i denti di freddo, e a cui nessuno apre la porta per riscaldarlo. Voi siete morta di certo,