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378 SECOLO XVIII.


GIAN RINALDO CARLI.

Nacque a Capodistria l’11 aprile 1720: incominciò gli studj in patria, e nel Friuli, mostrando precocemente inclinazione alle scienze, e alle lettere; li compì a Padova, dove, di soli 24 anni, fu nel 1744, preposto alla cattedra, ivi nuovamente eretta, di astronomia e nautica, e a tal insegnamento preluse discorrendo della declinazione dell’ago magnetico. Inventò allora un modello di nave, che fu approvato ed eseguito nelle nuove costruzioni dell’Arsenale di Venezia. Durò professore sette anni: poi, mortagli la moglie, che lasciogli un vistoso patrimonio, e il cui cognome, Rubbi, aggiunse al proprio, tornò in patria, visitò col naturalista Vitaliano Donati le coste dell’Adriatico, esplorandone le naturali ricchezze, e le memorie storiche, specialmente quelle di Pola, e dandone alle stampe una Relazione (175O). Meditò fin d’allora l’opera sulle antiche monete, e zecche d’Italia, mettendo a luce un primo saggio sull’origine e sul commercio delle monete (1751): e per raccogliere notizie in proposito visitò parecchie città italiane, finchè dopo nove anni di indagini condusse a termine e pubblicò l’opera sua classica e magistrale Delle monete e dell’istituzione delle zecche d’Italia, dell’antico e presente sistema di esse, e del loro intrinseco valore e rapporto alla presente moneta, dalla decadenza dell’impero fino al sec. XVII, per utile delle pubbliche e delle private ragioni (La Haye [ma Venezia] Pisa, e Lucca, 1754, 176O, 3 vol.). Uno stabilimento industriale appartenente alla successione della moglie trovandosi in decadenza a Venezia, pensò di farlo rifiorire trasportandolo a Capodistria (1758), ma l’impresa, da prima promettente, andò male, e gli procurò infinite angustie. Delle quali, e da una fiera malattia riuscito a liberarsi, tornò in Italia desiderato per pubblici servigj dalle Corti di Parma, di Torino, di Toscana: egli preferì il servizio austriaco, e recatosi nel 1765 a Vienna per invito del ministro Kaunitz, venne in Milano preposto ai Consigli del Commercio, e dell’Industria, e anche a quello degli Studj. Giuseppe II venuto in Italia nel 1769 assistè a parecchie riunioni del primo di codesti consigli, e ne restò così soddisfatto che gli crebbe lo stipendio, e lo creò Consigliere privato aulico. Per sua istigazione l’Imperatore abolì in Lombardia il tribunale dell’inquisizione; ma del resto, in ogni ramo di amministrazione cui fu preposto, lasciò egli l’impronta del suo sapere, e dell’amore al bene. Nel 1771 divenne presidente del consiglio di Finanze, allora istituito. Ma dai governanti non gli si continuò l’antico favore: gli anni, e il troppo lavoro gli avevan logorata la salute, sicchè lasciò gli ufficj pubblici, attendendo interamente ad alcuni scritti minori, e specialmente alla grand’opera delle Antichità italiche (Milano, 1788-9O, 5 vol. in-4º) che svolge la materia fino al XIV secolo. Morì ai 22 febbrajo 1795.