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96 introduz. alla scienza sociale [§ 81-82]

mamente ai giorni nostri, ponendo mente alla nuova morale della solidarietà.

82. A cagione del fatto che i problemi sociali sono essenzialmente quantitativi, mentre noi ne esprimiamo qualitativamente la soluzione, segue che vi sono massime morali letteralmente contrarie e che in sostanza mirano a reprimere deviazioni eccessive per un verso e pel verso opposto, portandoci al punto che quantitativamente stimasi migliore. Così alla massima: ama il prossimo tuo come te stesso, fa riscontro l’altra, che «carità bene ordinata principia da sè stessa»1. In una società vi sono massime favorevoli alla classe dominante, ma ve ne sono pure altre che ad essa sono contrarie2; nelle società ove più crudele è l’usura, si hanno massime morali maggiormente ad essa contrarie. In tutti quei casi ciò che gli uomini stimano un male sociale viene corretto da certi fatti, i quali poi sono compendiati sotto forma di massime o precetti. Similmente hanno origine le massime o precetti che valgono per certe classi sociali, per certe caste, per collettività personali, ecc.

Ciò che, giustamente o no, viene reputato di danno ad una collettività, più o meno ristretta, è vietato da un precetto della morale particolare di quella collettività; ciò che ad essa è reputato utile viene similmente imposto. Nascono poi fenomeni


  1. Teognide di Megara dice, 181 182, che «morire val meglio per l’uomo che l’essere povero e vivere afflitto dalla dura povertà»; e poco dopo, 315-318, osserva che molti cattivi sono ricchi e molti buoni, poveri; ed aggiunge: «io non cambierei la mia virtù colla loro ricchezza.
  2. Systemes socialistes, II, p. 115.