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12 | principii generali | [§ 16-18] |
segue che gli uomini, specialmente nell’inizio di una scienza, hanno tendenza irresistibile a ragionare sui concetti che già posseggono dei fatti, senza curarsi di rettificare quei concetti con ricerche sperimentali. Similmente ricercano nell’etimologia le proprietà delle cose significate dai vocaboli. Esperimentano sui nomi dei fatti invece di esperimentare sui fatti. Qualche verità si può così scoprire, ma solo quando la scienza appena è nata; quando sia un poco cresciuta, quel metodo diventa assolutamente vano, ed occorre, per ottenere concetti che ognor più si avvicinano ai fatti, studiare questi direttamente e non più guardandoli attraverso a certi concetti a priori; o attraverso il significato dei vocaboli, che servono ad indicarli.
17. Tutte le scienze naturali sono ora giunte allo stadio in cui i fatti si studiano direttamente. L’economia politica vi è pure, in gran parte almeno pervenuta. Solo nelle altre scienze sociali c’è chi si ostina a porre in relazione concetti e vocaboli, ma occorre smettere di ciò fare se si vuole che quelle scienze progrediscano.
18. Altra conseguenza. È erroneo un processo di ragionamenti, che si può dire per eliminazione, e che è ancora spesso adoperato nelle scienze sociali. Ecco in che consiste. Un fenomeno concreto X ha una certa proprietà Z. Secondo quanto ci è noto, quel fenomeno consta delle parti A, B, C. Si dimostra che Z non appartiene a B nè a C, e si conclude che deve necessariamente appartenere ad A.
La conclusione è errata perchè l’enumerazione delle parti di X non è, e non può mai essere completa. Oltre A, B, C a noi note — oppure solo note all’autore del ragionamento, o da lui sole considerate — ce ne possono essere altre D, E, F....