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gl’inni sacri e la morale cattolica. 133

ebbe compimento il 29 novembre dello stesso anno, ma con poca soddisfazione dell’Autore che vi appose questa nota: explicit infeliciter. L’Inno della Passione costò un anno e mezzo di lavoro; fu ripreso in quattro volte: la prima nel 3 marzo dell’anno 1814, la seconda nel di 11 luglio dello stesso anno, la terza nel 5 gennaio del 1815, la quarta nell’ottobre di quell’anno. La Pentecoste, ch’è il più bello, il più inspirato, il più caldo degli Inni Sacri, fu bensì incominciato nel giugno 1817, ma abbandonato nel suo primo disegno dal Manzoni che vi scrisse sopra rifiutato, e ripreso soltanto il 17 aprile del 1819 e terminato, fra molte soste e cancellature, il 2 ottobre di quell’anno. Esso appartiene dunque già al nuovo periodo più agitato e più operoso della vita poetica manzoniana. Queste note cronologiche sopra la composizione degl’Inni Sacri devono avere per la critica la loro importanza. La lentezza del comporre non accenna a una troppo grande vivezza del sentire, ma l’ostinazione che il Manzoni pose per finirli, anche a dispetto delle Muse, provano la sua ferma volontà di credere, e la sua persuasione che fosse necessario comunicare altrui la propria fede; ma questa maniera di fede, pur troppo, male si comunica.

Vivo il Manzoni, osai fare sopra gl’Inni Sacri il seguente giudizio, ove nel rendere un omaggio riverente all’Autore intendevo lasciare aperto un adito alla critica dell’opera. «Gl’Inni Sacri, io diceva, hanno creato in Italia una nuova forma di poesia, il contenuto della quale che si giudicò, da prima, romantico, era semplicemente biblico, li Manzoni ha