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154 | il manzoni poeta drammatico. |
poesia; il dramma che si compieva nella sua vita, gli fece forse eleggere la forma drammatica. Studiando una volta la storia di Venezia con l’intendimento di scrivere un poema sopra la fondazione della città delle Lagune, si era probabilmente innamorato della figura del Carmagnola; ma il momento non era più per lui da poemi; l’animo del Manzoni agitato, non più contenuto dalla pietà e dalla rassegnazione, che monsignor Tosi non si stancava di raccomandargli, avea bisogno di sfogarsi, mettendo fra loro in poetico contrasto drammatico diversi affetti. Forse la vendita del Caleotto avea dato occasione in Milano a nuove chiacchiere che lo avevano disgustato; la madre, la moglie, il Tosi, forse pure il Fauriel, a cui, dopo alcuni anni di silenzio, egli era tornato con più vivace affetto, aveano cercato di calmarlo; e vi erano, senza dubbio, riusciti in parte: ma il maggior conforto egli avea dovuto provarlo, ritirandosi in sè stesso, e creandosi, come avveniva in casi simili al Goethe, a sua immagine un proprio mondo poetico. In quel mondo tutto ideale egli poteva liberamente sfogare i suoi sentimenti, in quella finzione storica esprimere ad un tempo e nascondere i proprii dolori. E coi proprii il Manzoni sentiva pure profondamente i dolori della patria avvilita ed oppressa sotto l’ignominia d’un Governo straniero.
Nella Prefazione del Conte di Carmagnola il Manzoni stesso dichiarò che una delle ragioni che lo determinarono a introdurvi i Cori, fu questa, che «riserbando al poeta un cantuccio dov’egli possa parlare in persona propria, (essi) gli diminuiranno la tentazione