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76 | carme autobiografico. |
I versi per l’Imbonati non furono dunque scritti, come sembrami siasi creduto fin qui, immediatamente
dopo la morte di colui, che, discepolo del Parini, do-
chio), che noi non abbiamo un lirico da contrapporre a Lebrun per quello che si chiama forza lirica. E perciò qui lo chiamano comunemente Pindare Lebrun, e non dicono forse troppo. Per contentare la loquacità che oggi mi domina, e per giustificare la mia opinione, ti trascriverò qualche verso qua e là delle sue Odi. In una imitata dall'Exegi monumentum di Orazio, egli dice che il suo monumento è più ardito della piramide e più durevole del bronzo. E poi (ascolta, per Dio!):
Qu’atteste leur masse insensée? |
Eh? e nella medesima Ode:
Comme l’encens qui s’évapore |
E nella stessa ancora:
J’échappe à ce globe de fange: |
E, in un’Ode a Bonaparte, due anni fa:
Le peuple souverain qu’un Héros sent défendre |
In un’Ode per la famosa notte del 10 agosto,— attento bene:
O Nuit, dont le voile imposteur |
Se questi non sono versi, quelli d’Orazio e di Pindaro sono cavoli!— E parlando di Dio in un poema:
Au-delà du soleil, au-delà de l’espace, |