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scricchiolare il quadrato di pelle di gazzella che pende fra le loro cosce spalmate d’olio di palma e tinte di carminio. Gome sono sudice! Cacciale via, Kabango!
Lunga pausa.
Chi ha ordinato agli schiavi di correre nei giardini? Agitano dei bastoni che hanno in cima filacce vegetali, per pigliare gli insetti commestibili. Non li voglio mangiare! No! No! No!... Ah! finalmente respiro! Sono con mio padre e col poeta di Fusah in una lunga piroga... sul fiume Akbar tutto ombroso... Il dolce poeta mi parla d’amore, ma io non l’ascolto! Guardo i ponti di liane sospese e i banchi mobili di erbe tanto spesse che i bambini negri vi navigano sopra, giocando. Si tuffano... Che delizia!... Sulla riva, i calafati negri rattoppano le barche con la gomma di copale bollente... quando si scottano, nitriscono come cavalli... Ora mi ingiuriano! Perchè? Perchè?
Mabima barcolla e cade nelle braccia di Lanzirica.
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