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164 | re baldoria |
vetusta camera nuziale dell’Imperatore Astralor, padre di Re Baldoria... L’imperatrice, giovane, affascinante, civetta, aveva per molto tempo devastato l’impero col ferro acuto de’ suoi sguardi e col fuoco d’una insaziata lussuria, giocondamente effusa dalla sua capigliatura odorosa e da’ suoi gesti troppo ignudi.
Era ella prodiga delle sue labbra ardenti tanto lodate dai rapsodi?... Certo, l’imperatore lo sapeva meglio di me... ed ostentava anzi una cinica indifferenza circa l’infedeltà di sua moglie. «È nel letto imperiale, diceva spesso ridendo, che i miei vassalli vengono a deporre i loro omaggi!»
L’imperatrice morì, una sera, né alcuno seppe di qual male... Suo marito non ne fu molto afflitto, e, con aria distratta, comandò che la si lasciasse imputridire nella sua alcova, che fossero chiuse per sempre le porte della camera nuziale, con triplici chiavistelli, e che le grosse chiavi di quelle porte fossero gettate in un pozzo profondo...
Tre giorni dopo, mentre egli usciva dalla cappella, dove aveva assistito alla messa funebre, giunte le mani, ma sognante e lontano lo sguardo, il formidabile orrore della putrefazione inondò ad un tratto il palazzo, scoppiando in fetidi e torridi soffi e trasudando dalle invisibili screpolature delle muraglie...
L’Imperatore fece immediatamente atterrare i battenti e volle che tutti i suoi cortigiani luccicanti d’oro e di gemme lo seguissero in quella camera pestilenziale... Poi, impettito, alta la testa e fiorito il sorriso, mentre l’angoscia e la nausea illividivano le nostre facce, sollevò le purpuree cortine dell’alcova, dicendo con solennità: — S’avanzi