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Pagina:Marinetti - Teatro.djvu/576

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Settima sintesi

LA CITTA’ TRAPASSATA

Ora verde-scura che sa di pomeriggio piovoso e di crepuscolo in un cimitero di città terremotata.

Nel fondo, al centro, la facciata di un vecchio palazzo cadente con un grande orologio rosa (3 metri di diametro) che cammina in senso inverso. Sotto l’orologio il portone chiuso ostruito da pietrame. A due metri a destra del portone una piccola porta chiusa con grande maniglia di ottone brillante, visibilissima.

Dall’altra parte del portone è sospesa la solita cassetta per imbucare le lettere.

A destra dello spettatore la Basilica in parte rovinata, in parte minata da lunghi crepacci. A sinistra dello spettatore Vasto, Alata e Furr incatenate statue vive sui loro tre pezzi di muro. Vasto ha il torso nudo. Alata è inguainata da un mantello nero da cui emerge il viso bianco. Furr, che occupa il primo piano vicino alla ribalta, sembra il più vivo dei tre nell’atto di fare sforzi dolorosi per rompere le induritissime catene vegetali che trattengono la sua mano destra. La sua mano sinistra stringe un proiettore spento. Tra la statua viva di Vasto e il palazzo si sprofonda una strada crepuscolare.


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