Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/10

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8 a maria de’ medici

dall’altrui malignità, e dalla propria necessità. Questi rispetti mossero Virgilio ad intitolare il suo Poema a Cesare, Lucano a Nerone, Claudiano ad Onorio, ed a tempi nostri l’Ariosto e ’l Tasso alla Ser.ma Casa da Este. Questi istessi dall’altro lato mossero Mecenate a sovvenire alla povertà d’Orazio, Domiziano a promuovere Stazio e Silio Italico a gradi onorevoli, Antonino a contracambiare con altrettanto oro le fatiche d’Oppiano; e ultimamente (per tralasciare gli altri stranieri) Francesco il primo Re di Francia a remunerare con effetti di profusa liberalità le scritture dell’Alamanni, del Tolomei, del Delminio, dell’Aretino, e d’altri molti letterati italiani; Carlo il nono a stimare, onorare, e riconoscere oltremodo la virtù ed eccellenza di Piero Ronzardo; Arrigo il terzo ad accrescere con larghe entrate le fortune di Filippo di Portes, Abate di Tirone; ed Arrigo il quarto dopo molti altri segni d’affezzione parziale, ad essaltare alla sacra dignità della porpora i meriti del Cardinal di Perona. Non mossero già (per mio credere) questi rispetti la M. Cr.ma di Lodovico il Xiii quando con tante dimostrazioni di generosità prese a trattener me nella sua corte, sì perché all’edificio della sua gloria non fa mestieri di sì fatti puntelli, sì anche perch’io non son tale, che basti a sostenere con la debolezza del mio stile il grave peso del suo nome. Né muovono ora similmente me a consacrare a S. M. il mio Adone, come fo, sì perché l’animo mio è tanto lontano dall’interesse, quanto il suo dall’ambizione, sì anche perché sono stato prevenuto co’ benefici, ed ho ricevuti guiderdoni maggiori del disiderio, e della speranza, non che del merito. Ma quantunque i fini principali della sua protezzione e della mia dedicazione non sieno questi, contuttociò tanto per la parte che concerne i debiti della obligazion mia, quanto per quella che s’appartiene ai meriti della grandezza sua, con ragione parmi che si debba il presente libro al nostro Re, e che da me al nostro Re sia buon tempo fa giustamente dovuto. Devesi a lui, come degno di qualsivoglia onore; e devesi da me, come onorato (ben che indegnamente) del titolo della regia servitù.

Per quel che tocca a S. M. dico, ch’è proporzionato questo