Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/123

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canto secondo 121


75.Vedi questo bel pomo? a la contesa
questo, che fu suggetto, or premio fia.
Colei l’avrà, che ’n così bella impresa
di bellezza maggior dotata sia.
Donalo pur senza temere offesa
a chi ’l merita più ch’a chi ’l desia.
Ben sopir saprai tu discordie tante
come bel, com’esperto, e com’amante».

76.Tanto dic’egli, e l’aureo pomo sporto
consegna a l’altro, il qual fra gioia e tema
in udir quel parlar facondo e scòrto,
e ’n risguardar quella beltà suprema,
il prende, e tace: e sbigottito e smorto
fuor di se stesso impallidisce e trema.
Pur fra tanto stupor, che lo confonde,
moderando i suoi moti, alfin risponde:

77.«La conoscenza c’ho de l’esser mio,
o de le stelle Ambasciador felice,
questa gran novità, che qui vegg’io,
al mio basso pensier creder disdice:
gloria, di cui godere ad alcun Dio
maggior forse lassù gloria non lice;
che dal Ciel venga a povero Pastore
tanto bene insperato, e tanto onore.

78.Ma ch’abbia a proferir lingua mortale
decreto in quel ch’ogni intelletto eccede,
quanto a lo stato mio sì diseguale
più mi rivolgo, ei tanto meno il crede.
Nulla degnar mi può di grado tale,
se non l’alto favor che mel concede.
Pur se ragion di merito mi manca,
grazia celeste ogni viltà rinfranca.