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canto terzo 173


83.Così di Verno mai, così di gelo
ira nemica non v’offenda o tocchi;
e quando i monti han più canuto il pelo
dolce da le vostr’ali ambrosia fiocchi;
e securo vi presti il bosco e ’l cielo
schermo dal vivo Sol di que’ begli occhi;
e molle abbiate, e di salute piena
ombra sempre tranquilla, aria serena.

83.Indi al fiorito e verdeggiante prato,
letto del Vago suo, rivolta dice:
— Terreno al par del Ciel sacro e beato,
aventurosi fiori, erba felice,
cui sostener tanta bellezza è dato,
cui posseder tanta ricchezza lice,
che de l’Idolo mio languido e stanco
siete guanciali al volto, e piume al fianco:

85.sia quel raggio d’Amor, che vi percote,
di Sole in vece a voi, fiori ben nati.
Ma che veggio? che veggio? or che non pote
la virtù de’ begli occhi ancor serrati?
Dal bel color de le divine gote,
dal puro odor di que’ celesti fiati
vanta la Rosa, e vergognoso il Giglio,
l’una pallida vien, l’altro vermiglio. —

86.Volgesi agli occhi, e dice: — Un degli ardenti
vostri lampi, occhi cari, or mi consoli,
occhi vaghi e leggiadri, occhi lucenti,
occhi de’ miei pensieri e porti e poli,
occhi dolci e sereni, occhi ridenti,
occhi de’ miei desiri e specchi e Soli,
finestre de l’Aurora, usci del die,
possenti a rischiarar le notti mie.