Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/330

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31.Gli spirti unisce a la pupilla, e spira
da la gemina sfera il raggio vivo,
che ’n piramide aguzza, ovunque il gira,
si stende fuor del circolo visivo.
La specie intanto in sé di quel che mira
ritrae, come suol ombra o specchio o rivo.
Cosí ne l’occhio, mentre il guardo vago
esce da la potenzia, entra l’imago.

32.Oh quanto studio, oh quanta industria mise
qui l’eterno Maestro, oh quante accoglie
vene, arterie, membrane, e ’n quante guise
sottili aragne, e dilicate spoglie!
Per quanti obliqui muscoli divise
passano e quinci e quindi e fila e foglie!
Quante corde diverse, e quanti e quali
versano l’occhio ed angoli e canali!

33.Di tuniche e d’umori in vari modi
havvi contesto un lucido volume,
ed uva, e corno, e con piú reti e nodi
vetro insieme congiunge, acqua, ed albume;
che son tutti però servi e custodi
del cristallo, onde sol procede il lume.
Ciascun questo dilende, e questo aiuta,
organo principal de la veduta.

34.L’immortal providenza, acciò ch’esposto
sia meno ai danni de l’offese esterne,
gli ha dato in un ricovero riposto
sotto l’arco del ciglio ime caverne.
Per siepi e propugnacoli v’ha posto
palpebre infaticabili ed eterne,
sol perché ’l batter lor continuo e ratto
dagli umani accidenti il serbi intatto.