Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/349

Da Wikisource.


107.Volano a prova, e con (lisciolti lembi
scorron del ciel le spaziose strade.
Nubi accoglie quel ciel, gravide i grembi
di fini unguenti e d’ottime rugiade,
onde l’umor soave in puri nembi
da que’ placidi soffi espresso cade.
Cade su l’erba, e fiocca in larga vena
d’aromatici odor pioggia serena.

108.Ciò fatto, ei precursore, ella seguace
l’ali battendo rugiadose e molli,
fan maritate con Iunior ferace
le glebe partorir novi rampolli.
S’allarga l’aria in un seren vivace,
e fioreggiano intorno i campi e i colli.
Vedresti, ovunque vanno, in mille guise
Primavera spiegar le sue divise.

109.Tornano al copular di due stagioni
i secchi dumi con stupor vermigli.
Sbucciano fuor de’ gravidi bottoni
de le madri spinose i lieti figli.
Ricca la terra di celesti doni
par ch’a l’ottavo Ciel si rassomigli.
Par che per vincer l’Arte abbia Natura
applicato ogni studio a la pittura.

110.Qual di splendor sanguigno e qual d’oscuro
tingonsi i fiori in quelle piagge e ’n queste,
qual di fin oro, e qual di latte puro,
qual di dolce ferrugine si veste.
Adone intanto nel secondo muro
con l’altro di beltá Mostro celeste
per angusto sportel passa introdotto,
ch’è di cedro odorato ed incorrotto.