Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/411

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131.Cosí parla il Signor de l’eloquenza,
indi per mano il vago Adon conduce
lá dove pompa di reai credenza
veste i selvaggi orror di ricca luce.
Con bell’arte disposto e diligenza
l’oro e l’elettro in ordine riluce.
Di materia miglior poi vi si squadra
d’altre vasella ancor serie leggiadra.

132.Ma duo fra gli altri di maggior misura
d’un intero smeraldo Adon ne vide,
gemma d’Amor, che cede, e non s’indura
a lo scarpello, e col bel verde ride.
Non so se di sí nobile scultura
oggi alcun’opra il gran Bologna incide,
che i bei rilievi, e i dilicati intagli
qui da Dedalo fatti, in parte agguagli.

133.In un de’ vasi il simulacro altero
de la Diva del loco è sculto e finto,
ma sí sembiante è il simulato al vero,
che Tesser dal parer quasi n’è vinto.
11 sanguigno concetto, e ’l suo primiero
fortunato natal v’appar distinto.
Miracolo a veder, come pria nacque,
genitrice d’Amor, figlia de Tacque.

134.Saturno v’è, ch’ai proprio padre tronca
Toscene membra, e dálie in preda a Dori.
Dori l’accoglie in cristallina conca,
fatta nutrice de’ nascenti ardori.
Zefiro v’è, che fuor di sua spelonca
batte Tali dipinte a piú colori;
e del parto gentil ministro fido
sospinge il flutto leggiermente al lido.