Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/416

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151.Cento Ninfe leggiadre e cento Amori,
cento Fauni ne l’opra abili e destri
quinci e quindi portando e frutti e fiori
son de la bella imbandigion maestri.
Qui con purpurea man Zefiro e Clori
votan di gigli e rose ampi canestri.
Lá Pomona e Yertunno han colmi e pieni
de’ lor doni maturi i cesti e i seni.

1 j2. Natura de le cose è dispensiera,

l’Arte condisce quel ch’ella dispensa.

Versa Amalthea, che n’è la Vivandiera,
del ricco corno suo la copia immensa.

Havvi le Grazie amorosette in schiera,
e loro ufficio è rassettar la mensa;
e vigilante in fra i ministri accorti
1! robusto Custode havvi degli orti.

153.Og™ sergente a prova, ed ogni serva
le portate apparecchia, e le vivande.
Altri di man d’Aracne e di Minerva
su i tronchi e per lo suol cortine spande.
Altri le tazze, acciò che Bacco ferva,
corona d’odorifere ghirlande.
Chi stende in su i tapeti 1 bianchi drappi,
chi vi pon gli aurei piatti, e gli aurei nappi.

154.Cosí per Hibla a la novella estate
squadra di diligenti api si vede,
che le lagrime dolci e dilicate
di Narciso e d’Aiace a sugger riede.
Poi ne le bianche celle edificate
vanno a ripor le rugiadose prede.
Altra a comporre il favo, ed altra schiera
studia dal mèle a separar la cera.