Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/440

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247.Fronda in ramo non vive, o ramo in pianta,
cui non sia dato entro la ruvid’alma
sentir quella virtú feconda e santa
che con nodo reciproco le ’ncalma.
Con sibili amorosi Amor si vanta
far sospirare il Frassino e la Palma.
Baciansi i Mirti, e con scambievol groppo
Alno ad Alno si sposa, e Pioppo a Pioppo.

248.Ma qual sí dura o gelida si trova
cosa quaggiú, che ferro agguagli o pietra?
La pietra e ’l ferro ancor baciansi a prova,
né dal rozo seguace ella s’arretra.
Da viva pietra, ov’altri il tratti e mova,
vive d’Amor faville il ferro spetra;
e ’l ferro istesso intenerito e molle
in fucina d’Amor s’incende e bolle.

240.S’Amor dunque sostegno è di Natura,
s’Amor è pace d’ogni nostra guerra,
s’a le forze d’Amor forza non dura,
se le glorie d’Amor meta non serra,
se la virtú de l’amorosa arsura
in Ciel regna, in Abisso, in mare, in terra,
qual fia, che non adori, alma gentile
le catene d’Amor, l’arco e ’l focile? —

250.Mentre la Musa in stil leggiadro e grave
fea con maestra man guizzar le corde,
e ne traea di melodia soave
a l’armonico Ciel tenor concorde;
su per gli eburnei bischeri la chiave
volgendo per temprar nervo discorde,
un per caso ne ruppe, e sí le spiacque
ch’appese il plettro a un ramoscello, e tacque.