Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/455

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43.A l’importuno stuol che l’incatena
non senza scorno il Giovinetto cede;
e salvo un lento vel, che ’l copre a pena,
nudo si trova da la testa al piede.
Gira la vista allor lieta e serena
a la sua Diva, e nuda anco la vede,
ch’ogni sua parte piú secreta e chiusa
confessa agli occhi, ed a la selva accusa.

44.Ella tra ’l verde de l’ombrosa chiostra
vergognosetta trattasi in disparte,
sue guardinghe bellezze or cela, or mostra,
fa di se stessa in un rapina e parte.
Impallidisce, indi i pallori mostra,
sembra caso ogni gesto, ed è tutt’arte.
Giungon vaghezza ai vaghi membri ignudi
consigliati disprezzi, incolti studi.

45.Copriala a prova ogni arboscel selvaggio
con braccia di frondosa ombra conteste,
però che ’l Sol con curioso raggio
spiar volea quella beltá celeste.
Videsi di dolcezza ancora il faggio,
il faggio, onde pendean l’arco e la veste,
non possendo capir quasi in se stesso,
far piú germogli, e divenir piú spesso.

46.11 groppo allor, che ’n su la fronte accolto
stringea del crine il lucido tesoro,
con la candida man lentato e sciolto
sparse Ciprigna in un diluvio d’oro;
onde a guisa d’un vel dorato e folto
celando il bianco sen tra Tonde loro,
in mille minutissimi ruscelli
dal capo scaturir gli aurei capelli.