Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/604

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255.Passan l’ardite schiere, e di Milano
il Prefetto maggior tra’ suoi l’accoglie.
Eccolo lá sovra un corrente Ispano,
che l’insegne reali a l’aura scioglie.
il baston generai di Capitano
tien ne la destra, e veste oscure spoglie.
Mira poi come in un feroci e vaghi
s’annan da l’altro lato i gran Gonzaghi.

256.Quei c’ha d’un verdescuro a fiocco a fiocco
la sovravesta, è di Xiverse il pregio.
Vedi un, c’ha d’or lo scudo, e d’or lo stocco -
quegli è Vincenzo, il giovinetto egregio.
L’altro, che splende di lucente cocco,
e ’n sembiante ne viene augusto e regio,
riposato nel gesto, e venerando,
quegli (s’io ben comprendo) è Ferdinando.

257.Lascia i bei studi, e prende a guerra accinto
da’ tranquilli pensier cura diversa.
Manto, che ’l fior de’ lucid’ostri ha tinto,
fa ricca pompa a l’armatura tersa.
Groppo di gemme in cima il tiene avinto
sí che l’omero e ’l petto gli attraversa,
ma pur Tacciar con argentata luce
sotto la fina porpora traluce.

258.Vedi il Toledo, che Vercelli affronta,
giá l’ha di stretto assedio incoronata.
La Cittá tutta a le difese pronta
sta su le mura, e su le torri armata.
Vedi lo Scalator, che sú vi monta,
e ’l Cittadino a custodir l’entrata;
ma poi ch’assai resiste, e si difende,
per difetto di polve alfin si rende.