Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/622

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23.Havvi riposte e cristalline stanze
di scelti unguenti e d’odorati fumi,
che soglion ricettar belle adunanze
di Ninfe no, ma di celesti Numi.
Altra liete canzoni e liete danze
accorda a l’armonia de’ sacri fiumi.
Altra nuota in un rio, c’ha Tonde intatte
di manna e mòle, e di rugiada e latte.

24.Sí come suol triangolar cristallo,
ripercosso talor da raggio averso,
mostrar rosso ed azurro e verde e giallo
quasi fiorito un bel giardin diverso;
onde chi mira i bei colori, ed hallo
del gran Pianeta al lampeggiar converso,
veggendo Iride fatto un puro gelo,
non sa se ’l Sol sia in terra, o il vetro in Cielo:

25.cosí volgendo ai dilettosi oggetti,
novi al suo senso, attonito le ciglia,
entrato il bell’Adon tra que’ ricetti,
non senza alto piacer si meraviglia.
Su ’l collo ai volatori amorosetti
Tuccisor d’Argo abbandonò la briglia,
e gli lasciò su per la riva fresca
pascer d’ambrosia incorrottibil ésca.

26.Nel dritto mezo vaneggiava un piano
cinto di colli e spazioso in giro,
che portava lo sguardo assai lontano,
tutto u’or mattonato, e di zaffiro.
Era in un piazza e prato, e quivi in strano
lavor composti a riguardare uscirò
vari orticelli di bei fior dipinti,
che di larghi sentieri eran distinti.