Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/626

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39.Violenza gentil, ch’opprime, affrena,
tira, sforza, rapisce, e pur non nóce,
tosco vital, che nutre ed avelena,
e senza danno al cor passa veloce,
magia del Ciel, ch’incanta ed incatena,
e non ha mano, e non ha lingua o voce,
voce che muta persuade e prega,
man che senza legami annoda e lega.

40.Un sol guardo cortese, un atto pio
di bella Donna mille strazii appaga,
fa súbito ogni mal porre in oblio,
lodar l’incendio, e benedir la piaga,
cupido di penar rende il desio
e del proprio dolor l’anima vaga,
ed uom di vita e di conforto privo
è possente a tornar beato e vivo.

41.Questo è quel lume ch’innamora e piace,
e fa corona a l’anime contente.
Né foco in fiamma, né favilla in face,
né stella in Ciel, né Sole in Oriente
arde in sí puro incendio, e sí vivace,
ch’agguagli il dolce ardor che qui si sente.
Sono astratte sostanze, e lucici ’ombre,
d’ogn’impaccio terren libere e sgombre.

42.Son de le Donne piú famose e belle
tutte raccolte qui l’alme beate,
però che per fatai legge di stelle
quante giá mai ne fieno, o ne son state,
quelle che nacquer giá mill’anni, e quelle
che nasceran ne la futura etate,
son (come qui le vedi) a schiera a schiera
tuttequante devute a la mia sfera.