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Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/633

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67.Ma la Perla ch’io dico, ai cui gran pregi
l’Indo stupisce, e l’Oriente ha scorno,
dagli antichi tesor di cento Regi
uscita a rischiarar d’Europa il giorno;
quella che dee di preziosi fregi
far del gran figlio mio l’erario adorno,
è tal, che mai non ne produsse alcuna
la conca ove nascendo ebbi la cuna.

68.Amor dirá che ’l paragone è vile,
a cui tanto di questa il candor piacque
ch’ai suo povero sen ne fe’ monile,
e nel foco affmolla, e non ne Tacque.
Dirá che questa sua Perla gentile
tra Tonde no, ma tra le stelle nacque;
e che ’l Ciel, perché vince ogni altra stella,
vuoisi in vece del Sole ornar di quella.

69.Il piú lucido hi del vello aurato
per porla in nobil filza, ha Cloto attorto;
e per legarla, il piú fin or pregiato
ha scelto Amor ch’abbia l’Occaso o l’Orto.
Ma legge vuol d’irreparabil fato
che ’n breve il suo Signor rimanga morto;
né potend’ella distemprarsi in pianto,
piangan sangue per lei Torino e Manto.

70.Quell’altra, che somiglia altera e sola
Tunica Verginella peregrina,
qualor le piume ha rinovate, e vola
a visitar la region vicina,
Matilda è poi, d’Emanuel figliuola,
ne’ cui begli occhi Amor gli strali affina,
ed a cui diè di sua beltá superna
quanto può dar l’onnipotenza eterna.