Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/636

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79.Questa degli avi suoi degna nipote
fará di Mompensier piú chiari i figli.
Hanno ancor molto a volger queste rote
pria che nasca laggiú chi la somigli.
Bella onestá le ’mporpora le gote,
ma confonde a le rose i patrii Gigli.
Fa beato l’Inferno il suo bel viso,
e pon le pene eterne in Paradiso.

80.Risguarda or quella in umiltá superba
sotto candido vel fronte serena,
quant’aspetto reai ritiene e serba!
È la vaga Luigia di Lorena.
De l’angelica vista alquanto acerba
e del bel guardo la licenza affrena;
ma la forza del foco e de lo strale,
che passa i cori, ad affrenar non vale.

81.Per questa il mio reame, il suo legnaggio
non men d’onor che di beltá fiorisce.
Vince parlando ogni rigor selvaggio,
le Tigri umilia, e gli Aspidi addolcisce.
Stempra gli smalti col benigno raggio,
scalda i ghiacci, apre i marmi, i cor rapisce.
Amor, questi miracoli son tuoi,
che ’n virtú de’ begli occhi il tutto puoi.

82.Mira quell’altra, che con schivi gesti
dal commercio commun sen va lontana.
Agli atti gravi, agli andamenti onesti
sfaretrata talor sembra Diana.
Ma per quanto comprendo ai rai celesti,
è la Dea Catherina, alma sovrana,
che ’n sé romita, e da lo stuol divisa
fa di sé sol gioir Gioiosa e Guisa.