Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/645

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115.E ti so dir ch’alfin, poi ch’avrá molto
vestite in terra le terrene spoglie,
quando il nodo vital le sará sciolto
da la falce crudel che ’l tutto scioglie,
lo suo spirto reai ha qui raccolto
in questo istesso Ciel dov’or s’accoglie;
e (com’è legge di destino eterno)
s’usurperá di Venere il governo.

116.A lei di questo giro il grave pondo
dal sovrano Motor sará commesso,
e d’influir laggiú nel vostro mondo
quanto influisce il suo bel Nume istesso.
E ben contenta de l’onor secondo
bramerá la tua Dea di starle appresso;
né ben possente ad emularla a pieno,
una de le sue Grazie essere almeno.

117.Potrebbon forse per cessar le gare
de le vicende lor partir le cure.
Quella le notti addur serene e chiare,
questa portar le torbide ed oscure.
Crederò ben, che per invidia amare
tai cose, ed a soffrir le saran dure;
ma perché ’l corso de l’eterne rote
porta questo tenore, altro non potè.

118.Senno fará, se volentier le cede
e porta in pace il vergognoso oltraggio,
poi che pur di sua stirpe è degna erede,
e di sua luce un segnalato raggio.
Sai ben di qual origine procede
del famoso Quirin l’alto legnaggio.
Sai che d’ogni suo ramo è ceppo Enea,
che fu figliuol de la medesma Dea.