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84 la fortuna


111.Oltre queste cagion, per cui devrei
impetrar qualch’effetto a le mie voci,
dee l’util proprio almeno a’ preghi miei
far più le voglie tue pronte e veloci.
Da questi felicissimi imenei
corteggiata da mille e mille Proci
Beroe uscirà, che più d’ogni altra bella
fia de le Grazie l’ultima sorella.

112.Costei, sì come mi mostraro in Cielo
l’adamantine tavole immortali,
dove nel cerchio del Signor di Delo
Giove scolpì gli oracoli fatali,
concede al Re del liquefatto gelo
l’alto tenor di quegli eterni annali,
perché venga a scaldar col dolce lume
del freddo letto tuo l’umide piume.

113.Ma quando ancor da quel ch’ivi scolpio
chi move il tutto, il fato altro volgesse,
se ben di Thebe il giovinetto Dio
fia tuo rivai ne le bellezze istesse,
a dispetto del Ciel tel promett’io,
scritte in diamante sien le mie promesse.
Io, che Giove o destin punto non curo,
per l’acque sacre, e per me stesso il giuro. —

114.Così parlava, e ’l Re de l’onde intanto
a lui si vòlse con tranquilla faccia.
— O domatore indomito di quanto
il Ciel circonda e l’Oceano abbraccia,
a chi può dar altrui letizia e pianto
ragion è ben, ch’a pieno or si compiaccia.
Spendi comunque vuoi quanto poss’io,
pende dal cenno tuo l’arbitrio mio.