Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/88

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86 la fortuna


119.Borea d’aspra tenzon tromba guerriera
sfida il turbo a battaglia, e la procella.
Curva l’arco dipinto Iride arciera,
e scocca lampi in vece di quadrella.
Vibra la spada sanguinosa e fiera
il superbo Orïon, torbida stella,
e ’l Ciel minaccia, ed a le nubi piene
d’acqua insieme, e di foco, apre le vene.

120.Fuor del confin prescritto in alto poggia
tumido il mar di gran superbia, e cresce.
Rüinosa nel mar scende la pioggia,
il mar col cielo, il ciel col mar si mesce.
In novo stile, in disusata foggia
l’augello il nuoto impara, il volo il pesce.
Oppongosi elementi ad elementi,
nubi a nubi, acque ad acque, e venti a venti.

121.Poté, tant’alto quasi il flutto sorse,
la sua sete ammorzar la Cagna estiva;
e di nova tempesta a rischio corse,
non ben secura in Ciel, la nave Argiva.
E voi fuor d’ogni legge, o gelid’Orse,
malgrado ancor de la gelosa Diva,
nel mar vietato i luminosi velli
lavaste pur de le stellate pelli.

122.Deh che farai dal patrio suol lontano
misero Adone, a navigar mal atto?
Vaghezza püeril tanto pian piano
il malguidato palischelmo ha tratto,
che la terra natia sospiri invano
dal gran rischio confuso e sovrafatto.
Tardi ti penti, e sbigottito e smorto
omai cominci a desperar del porto.