Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/101

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51.Ferri di ceppi, e pezzi di capestri,
fili arrotati di rasoi taglienti,
punte d’aguzzi chiodi, e sangui, e mestri
di donne uccise, e di svenate genti,
de’ fulmini la polve, e degli alpestri
ghiacci il rigore, e gli aliti de’ vènti,
e i sudori del Sol, quand’arde Luglio,
vi distempra confusi in un miscuglio.

52.V’aggiunse d’Etna Torride faville,
di Fiegra i zolfi, e di Cerauno i fumi.
Del gran Cocito le cocenti stille,
del pigro Asfalto i fervidi bitumi,
e di milTaltri ingredienti e mille
abominande fecce, empi sozzumi,
infamie e pesti, onde la Maga abonda,
incorporò ne la mistura immonda.

53.Poi che tai cose tutte insieme accolte
ne le fibre e nel core infuse gli ebbe,
e dal suo sputo infette altr’erbe molte
virtuose e mirabili v’accrebbe,
sovra il corpo incurvossi, e sette volte
inspirò ’l fiato a chi risorger debbe.
Al miracolo estremo alfin s’accinse,
e ’l proprio spirto ad animarlo astrinse.

54.Yestesi pria di tenebrose spoglie,
poi prende ne la man verga nefanda,
ed a le chiome, che ’n su ’l tergo accoglie,
fa d’intrecciate vipere ghirlanda.
Vie piú ch’altra efficace indi discioglie
la fiera voce ch’a Pluton comanda,
e move ai detti suoi sommessa e piana
lingua ch’assai discorde è da l’umana.