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Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/111

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91.Chi può dir quanti affronti, e quanti torti,
ingiurie, villanie, dispetti e sdegni
dal discortese Uscier sempre sopporti,
obbrobri intollerabili ed indegni?
Ma tormento peggior di mille morti
trapassa in lui d’ogni tormento i segni.
Altro novo martír, che troppo il punge,
di tanti mali al cumulo s’aggiunge.

92.Feronia è piú d’un dí che l’ha in governo,
una Nana è costei difforme e vecchia,
la qual sera e mattin con onta e scherno
la vivanda gli reca e gli apparecchia.
Furia (credo) peggior non ha l’Inferno,
può se stessa aborrir, se mai si specchia.
Sembra, sí laida e sozza è ne l’aspetto,
figlia de la Disgrazia e del Difetto.

93.Piú groppi ha che le viti, o che le canne,
ed ha corpo stravolto e faccia smorta,
sbarrato il naso, e lungo oltre due spanne,
ricurvo il mento, ampia la bocca e torta.
Come Cinghiale in fuor sporge le zanne,
e su Tornerò destro un scrigno porta.
Ne le doppie pupille il guardo iniquo
fa gli occhi stralunar con giro obliquo.

94.Dopo molte ignominie e molti scorni
che gli fe’ questo mostro, e beffe, e giochi,
mentre con atti sconciamente adorni
d’alimenti il nutria debili e pochi,
motteggiando! pur un fra gli altri giorni,
con parlar balbo e con accenti rochi
sciolse la lingua, e poi che l’ebbe sciolta,
intoppò, scilinguò piú d’una volta.