Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/165

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27.Tutti d’un voto acconsentirò a lui,
e gradir molto il ragionar cortese.
Ei rivolto a colei, ch’era colui,
parlolle affabilmente, e la richiese
a dargli parte de’ successi sui,
de lo stato, del nome, e del paese.
Adon, che vuol celarsi a l’empie genti,
copre con pianti veri i falsi accenti.

28.Dissegli che ’l suo nome era Licasta,
natia del vago e peregrino Alfeo,
che frequentava con la Dea piú casta
del Parthenio le selve, e del Liceo;
e che l’onda solcando orrida e vasta,
per girne a Deio, del profondo Egeo,
l’avea di quella spiaggia in su la costa
tempestosa procella a forza esposta.

29.Fu messo in compagnia libero e sciolto
d’una fanciulla Adone, e d’un donzello,
che nel bosco vicin, non era molto,
fur presi, e tratti a quel medesmo ostello.
Xon si tosto il donzel mirò quel volto
unico, e senza pari in esser bello,
eh’avido d’involarne i rai leggiadri,
prese con gli occhi ad imitare i ladri.

30.Ladri son gli occhi, ed a rubare arditi
van per le strade publiche d’Amore,
e tutti i furti a la beltá rapiti,
per nascondergli ben, portano al core.
Il cor, poi che gli ha presi e custoditi,
fa che d’essi il desio scelga il migliore;
ma quantunque al desio la scelta tocchi,
contento è il cor, se si contentan gli occhi.