Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/216

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231.E che Demogorgón v’è con le Fate
sovra un Dragon che non ha prezzo al mondo,
pur di massiccio intaglio effigiate
di quel metal ch’è piú pesante e biondo,
di gran serti di perle i colli ornate,
da diligente man ridotte in tondo.
E tutte compassati han di gioielli
branchigli al seno, ed a le dita anelli.

232.Tengo di tutto ciò minuto conto,
però che ’l Negromante esperto e saggio,
ch’a Cipro a questo fin venia di Ponto,
a caso riparò nel mio villaggio;
e pago d’un voler cortese e pronto,
mentre infermo giacea dal gran viaggio,
lasciollo in scritto, e miser peregrino
pose mèta a la vita, ed al camino.

233.Io poi le note incantatrici e l’arti
del gran secreto ho dal suo libro apprese,
e qua ne vengo da remote parti
per porlo in opra, e farlo a te palese.
Se di stato sí basso ami levarti,
s’hai punto ad arricchir le voglie intese,
meco (credimi pur) farti prometto
felice possessor di quanto ho detto.

234.Prendi nel crin l’occasion. Ben sai
la fortuna servii quanto è molesta.
Lieto e fuor di disagio almen vivrai
l’ultima etá che da varcar ti resta.
Nel giardino reai, dove tu stai,
(altro non voglio) l’adito mi presta:
e noi voglio però, se non sol quanto
d’uopo mi fia per esseguir l’incanto».