Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/278

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55.L’altra linea sottil, lunga e profonda,
che dal dito minuto innanzi corre,
e ’l vicino tubercolo circonda
fin ch’ai monte del Sol si viene a porre,
e presso a la mensal, che la seconda,
non interrotta mai, quasi trascorre,
rende ancor grati e cari i tuoi costumi
a sommi Regi, anzi a celesti Numi.

56.E se da l’arte mia non son delusa,
hawi una Donna, anzi una Dea, che t’ama,
ogni altro amante, ogni altro amor ricusa,
altra che gli occhi tuoi luce non brama,
e (come pur l’istessa man m’accusa)
al Sole, a l’ombra ti sospira e chiama,
per te sol trae de’ giorni e de le notti
le vigilie inquiete, e i sonni rotti.

57.Non so se d’esser stato unqua sovienti
preso dal sonno in alcun prato erboso,
dove t’abbian sospir forse e lamenti
d’una Ninfa gentil rotto il riposo.
Ancor non so di piú, se ti rammenti
d’aver seco passato atto amoroso,
e ch’ella poi tra dolci nodi involto
in palagio reai t’abbia raccolto.

58.E che ’n vago giardin tra liete schiere
di fanciulli e donzelle andasti seco,
seco entrasti nel bagno, e ’n tal piacere
ella fin che ’l Ciel vòlse, albergò teco.
Parmi fra que’ diporti anco vedere
un verde, ombroso, e solitario speco,
che fu co’ muti suoi secreti orrori
testimonio fedel de’ vostri amori.