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LA CORONA

38°

231.Mentre che tutti di conforme voto
son del reame ad investirlo intenti,
con popolar tumultuario moto
ecco nel tempio entrar calca di genti.
Antica Donna, e di sembiante noto
presa menan colá molti sergenti;
e giá grida ciascun, mentre s’appressa:
— Ecco Alinda, ecco Alinda, è certo dessa.

232.Alinda era costei, nutrice fida
di lei Ch’Adone ingenerato avea,
e del malvagio amor complice e guida
fu giá ne l’opra incestuosa e rea.
Ella fra tanti strazii e tante grida
mercé pregava, e l’ascoltar chiedea,
ond’a le turbe Astreo silenzio indisse:
allor sciolse la lingua, e cosí disse:

233.— Non bram’io no dal mio canuto crine
torcer la falce onde fia tronco in breve.
Principi, o che lontane, o che vicine
sien l’ore ultime mie, nulla m’è greve.
Venga omai pur (ch’è giá maturo) il fine
de’ pochi giorni che ’l destin mi deve.
Non vo’, di morte degna, e di catena,
scusar il fallo, o ricusar la pena.

234.Io di vietato amor nefande prede
trassi Mirra a rapir dal padre istesso.
A l’inganno amoroso ardir mi diede
pietá del suo languir; l’error confesso.
Ma se quando dal male il ben procede
suol perdonarsi ogni piú grave eccesso,
ben può d’effetto buon ministra ria
perdono meritar la colpa mia.