Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/407

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27.Ed egli: — Or come sai (s’ Amor n’è senza)
formar ragioni a danni miei sí belle?
Xon è buon segno aver tanta eloquenza
quando di lá dov’ama un cor si svelle.
Chi sa del ben amato a la presenza
trovar discolpe, e queste scuse e quelle,
animo ancor avrá ben a bastanza
da soffrir volentier la lontananza.

28.Vanne vattene pur. Del mar tranquillo
assai meglio potrai valicar Tonde,
se puoi sí di leggier queste ch’io stillo
passar, quantunque torbide e profonde.
Conceda il Cielo al foco, ond’io sfavillo,
acque piane per tutto, aure seconde.
Abbia di te Fortuna, ovunque vai,
cura maggior, che tu di me non hai.

29.Oimè, spiegar ciò ch’io spiegar vorrei
mi contende il martír che m’addolora.
Poi che d’andar deliberata sei,
del tuo fedel sovvengati talora,
ed almen quantoprima agli occhi miei
riporta il chiaro Sol, che gl’innamora.
Oh ti riveggian pur pria che la cruda
Morte con mortai sonno a me gli chiuda.

30.Io so ben io, poi che del dolce e caro
cibo divin, che l’anima nutriva,
Amor ingiusto, ingiusto fato avaro
per legge crudelissima mi priva,
né vuol ch’io pur d’un raggio ardente e chiaro
de’ begli occhi sereni almen mi viva,
so ch’io morrommi, e ha beata sorte,
se per te vita mia corro a la morte.

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