Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/484

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135.Pianga la bella Dea l’amante amato,
se pur quaggiú da la sua sfera il mira.
Non piú la bacia no, non piú l’usato
sguardo soave in lei pietoso gira.
Piú del mostro omicida ha il cor spietato,
se ’l caro Adon non piange, e non sospira.
Stilli in lagrime gli occhi afflitti e molli.
Piangete o selve, e rispondete o colli.

136.Misero Adon, tu pien di morte il viso
versi l’anima fuor languido e stanco.
Porta piagato a un punto, e porta inciso
Venere il core, il bell’Adone il fianco.
Il fianco (oimè) del bell’Adone ucciso
piú del dente che ’l morse è bello e bianco.
Raddoppiate co’ pianti alto i lamenti.
Piangete o fiumi, e sospirate o venti.

137.Cani infelici, il vostro Duce caro
freddo su l’erba e lacerato stassi.
Piangete Adone, e di latrato amaro
empiete i muti boschi, i cavi sassi.
Boschi un tempo felici, or per avaro
destin rigido e rio dolenti e lassi,
giá lieti e chiari, or dolorosi e foschi.
Piangete o sassi, e risonate o boschi. —

138.Cosí piangean le sconsolate, e fora
uscía d’alti sospir misto il lamento.
A sí tristo spettacolo l’Aurora
stille versò di rugiadoso argento,
com’ella per pietá volesse ancora
piangendo accompagnar l’altrui tormento;
e stupida d’un mal tanto improviso
súbito a Citherea ne diede aviso.