Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/539

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83.Sovra la groppa di viole e rose
fabricogli le barde e le girelle.
Poi su le spalle floride e frondose,
com’ai destrier s’adattano le selle,
gli rassettò dintorno e gli compose
la sua dipinta e variata pelle;
e ’nsieme attorto con purpureo nastro
si fe’ di giunchi e ferule un vincastro.

84.Poi che ’l Toro crudel, ch’Orsi e Leoni
vinse di rabbia, acconcio ebbe in tai guise,
prese a montarlo, e ’n su i fioriti arcioni,
selvaggio Cavalier, lieto s’assise,
ed a disdosso, e senza staffe o sproni,
a governarlo intrepido si mise.
Cosí per balze alpestri e per vie torte
sferzava il suo uccisor verso la morte.

85.Fin che si fu nel prato a pien pasciuto,
e nel ruscello abbeverato intanto,
come intelletto e senno avesse avuto,
o stato fusse al suo Pastore a canto,
soffrendo il peso l’animal cornuto
cavalcar, maneggiar lasciossi alquanto,
onde Pampino mio parea per l’erba
altra Europa piú bella, e piú superba.

86.Ma perché forse troppo egli sen gisse
di tanta gloria e di tal soma altero,
o perch’invida il vide e se n’afflisse
Cinthia, c’ha de’ Giovenchi il sommo impero,
e con acuto stimulo il trafisse,
di mansueto ei diventò sí fiero,
ch’incominciò per discoscesi calli
a saltar fossi, ed a trascorrer valli.