Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/692

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251.quando l’usata tromba ecco s’ascolta,
ch’ai gran bagordo appella i Cavalieri.
Giá s’è la turba al novo suon raccolta,
giá si veggion passar paggi e scudieri,
e trar cavalli a mano, e gir in volta
con livree, con insegne, e con cimieri,
e portar quinci e quindi armi ed antenne,
bandiere e bande, e pennoncelli e penne.

252.Mentre che del paese e di ventura
molta Cavalleria concorre al gioco,
si che de la larghissima pianura
son giá pieni i cantoni a poco a poco,
de la Quintana esperti fabri han cura,
e di piantarla in oportuno loco;
e proprio in su la sbarra appo la lizza
nel mezo de la tela ella si drizza.

253.Sta coverto di ferro un uom di legno
con lo scudo imbracciato e l’elmo chiuso,
ch’esposto ai colpi altrui bersaglio e segno,
termina il busto in un volubil fuso:
e s’affige a la base e gli è sostegno
forato ceppo e ben fondato in giuso,
sovra cui, quando avien ch’altri il percota,
agevolmente si raggira e rota.

254.Tre catene ha la destra, e quindi avinto
di tre globi di piombo il peso pende,
sí che qualora il manco braccio è spinto,
l’altro con esse si rivolge e stende,
pur come voglia, a le vendette accinto,
castigar chi fallisce, e chi l’offende;
né si cauto esser può, né gir si sciolto,
che su T tergo il guerrier non ne sia còlto.