Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/705

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303.tal quella mobil machina, che presta
in se medesma si raggira e libra,
facendo allor fioccar l’aspra tempesta,
il braccio move, e le catene vibra:
e ’n tal guisa al Guerrier la schiena pesta,
ch’ogni nervo gli dole, ed ogni fibra.
Batte le palme il vulgo, e fischia, e grida,
non è vecchio o fanciul che non ne rida.

304.Tornaro i primi a replicar l’antenne:
tal n’ebbe onor, che fu biasmato avante;
e spesso il piombo incatenato venne
a scaricar la grandine pesante.
Cosí la piazza un pezzo si trattenne
con gran piacer del popol circostante;
e ciascun tanto o quanto, il vile e ’l prode
n’ebbe, chi piú, chi meno, o premio, o lode.

305.Vede girando poi Vener le ciglia
a coppia a coppia entrar ne la barriera
di diciotto Guerrier nobil quadriglia,
ai sembianti ed agli abiti straniera.
L’armatura ciascun porta vermiglia,
salvo colui che capo è de la schiera;
e con tal grazia e maestá cavalca
che ’l passo volentier gli apre la calca.

306.Onde a la saggia Dea de la civetta
stupida in atto si rivolge, e parla:
— Che squadra è quella, che fra l’altre eletta
trae tutti gli occhi intenti a vagheggiarla?
e vien con si bell’ordine ristretta
ch’io per me non saprei se non lodarla? —
Cosí dice la Dea nata da Tonde,
e la Vergin del Ciel cosí risponde: