Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/707

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311.Quegli è Michel, che quasi eccelso Duce
vien de la truppa, e condottier sovrano,
pompa, gloria, delizia, unica luce
de’ sacri colli, e de l’onor Romano.
Scelto fu dagli Eroi ch’egli conduce
di consenso commun per Capitano.
Ecco la sbarra d’ostro, ecco l’altero
Leon, che s’erge, e tien fra l’unghie il Pero.

312.Colui ch’è seco in su la fila prima
è il gran Ranuccio, intrepido campione,
tra i piú chiari guerrier di somma stima,
vibri l’asta o la spada in su l’arcione;
onde poggiato de la gloria in cima
mille l’attendon giá palme e corone.
Su la rotella d’òr mira dipinti
con le foglie cerulee i sei Giacinti.

313.Pietro il seconda, alta speranza e pregio
d’Italia tutta, e l’onorato stemma
in celeste color con ricco fregio
d’un aureo rastro e di sei stelle ingemma.
Marcantonio è con lui, giovane egregio;
guarda colá misterioso emblemma.
“ Convien pur che soggiaccia ” il senso esprime
“ l’inlernal Drago a l’Aquila sublime

314.L’altro che segue, e la colonna mostra
bianca in su ’l minio, ed ha sí fier l’aspetto,
Sciarra s’appella, e ’n guerra mai, né in giostra
non fu piú ardito cor, piú franco petto.
Virginio è quei che ’l puro argento inostra
di tre traverse di rubino schietto.
Anima illustre, e d’adornar ben degna
del tuo bel fior la gloriosa insegna.