Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/173

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colpo. Il primo investi il legno e spaventò l’uccello. Il secondo colse in sulla corda e recise il nodo che lo teneva preso. Il terzo

10 feri in aria a mezo il volo e fecelo piombare trafitto a terra.

11 povero Aceste, che di tutti gli altri rimase l’ultimo, accorgendosi d’essere stato prevenuto aH’acquisto della palma né avanzargli piú luogo alla prova, volse con tutto ciò, che che gliene avvenisse, scoccare in alto lo strale a vóto; e portò il caso che la saetta, nel ritorno che fece in giú dalle nubbi, si trasse dietro una striscia di fiamma. Somigliante fortuna, serenissimo Sire, posso dir io essermi al presente incontrata nel rito sollenne instituito da V. A. per onorare il funerale di Cristo. Poich ’essendo stato proposto, come un bersaglio a tutti i ragionamenti ch’ai suo cospetto si fanno, il suggetto della santa sindone — la qual con buona ragione è figurata nella colomba, si perch’è simbolo dello Spirito Santo da cui le voci de’ predicatori son regolate, si anche perché il Verbo eterno fu quella colomba pura ch’uscita dell’arca del paradiso ci recò il verde olivo della vera pace, — ed avendo molti facondi dicitori, quasi tanti sacri arcieri, scoccate in esso le saette delle lor lingue e con belle e dotte predicazioni colpito felicemente lo scopo, tanto che giú segnata è la meta e tutti i concetti paiono oggimai occupati ; che altro resta al mio debole ingegno se non gittar via il dardo, desperare della vittoria e cedere la contesa? Or sia che può, ancorch’io conosca ciò essere invano e sia sicuro di percuotere il vento, non voglio rimanermi di scaricar l’arco anch’io, alzar la mira e dirizzar la mia frizza al cielo. Non giá ch’io pretenda d’emulare cotanti valorosi uomini o che speri pregio alcuno di loda o d’applauso. So che tutte le quadrella avventate dal nervo del mio snervato intelletto ricadranno subito a basso. Ma o pur mi sia dato, se non di toccare il segno, almeno di tirar giú qualche scintilla, non di luce d’umana gloria ma di fuoco di divina caritá, si che gli animi pii traggano da’ miei scritti alcun frutto di divota compunzione. Le saette sono alate, ma s’io non potrò sollevarmi con le penne della mente che vola, tenterò, al meglio ch’io posso, d’essercitarmi con la penna della mano che scrive. Piaccia a V. A. con l’essempio di quel pietoso troiano, si come si è fin qui degnata d’assistere allo