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LETTERE E DEDICATORIE

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continuare la stampa dell’Adone, giá tralasciata per la mia infermitá e ritardata per alcune controversie passate tra me ed il Paccardo, che lo fa stampare. Ora, nel nome di Dio, siamo d’accordo. Mi rincresce bene di non potervi compiacere dell’originale, poiché l’istesso Paccardo, per commandamento di chi può, va ritirando i fogli secondo che si vanno imprimendo e gli conserva per aversi a riporre nella biblioteca del re: non per questo io vi disobligo dell’offerta della pittura che mi fate, poiché io la merito per la buona volontá, quando però sia con le debite circonstanze di non incommodare il vostro studio. Mi scriveste d’avere ricevuto un disegno del signor Scorza, del quale avevate il quadro. Chi possiede il piú che ha da fare del meno? e se avete il figurato, che vi bisogna dell’ombra? Orsú, non tante chiacchiere: mandatelo, se non volete ch’io vi faccia un’invettiva.

Le battaglie del Vecchio Testamento io giá le ho, ed il Tempesta istesso me l’ha ultimamente mandate, di cui ho tutte quante l ’opere fino alle picciole bagattelle, e ne ho fatto un gran libro particolare. Mi manca solo la picciola Gerusalemme del Tasso istoriata da lui, né so dove trovarla. Se me ne farete un presente, ve ne renderò il contracambio.

Aspetto senz’altro il mio baullo grande insieme col librazzo de’ dissegni, secondo che vi scrissi. Sia quanto prima, se mi amate, e senza cercar piú innanzi dentro le casse, quando averete trovato detto libro, fatele rinchiudere di nuovo come staranno; il che vi commetto per la gran confidenza che ho in voi. Sia ben coverto l’uno e l’altro di tela incerata, e della spesa che correrá tanto in questo quanto forse in mandarlo a Lione al detto signor Guinigi, mandatemi il conto, ché vel farò subito rimborsare.

Se non vi fosse per aventura la commoditá cosí pronta da mandare coteste robbe, averò pazienza d’aspettar la venuta del sudetto ambasciatore, da cui ogni minimo mezo costi potrá ottenere questo favore, con promettere il pagamento del porto quando mi saranno qui consegnate. Ma se verranno prima, mi saranno piú care. Iddio vi benedica.

Di Parigi [autunno del 1622].