Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/72

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la croce ottenere nova commenda, della quale S. A. mi ha data intenzione. Ma per non esser piú lungo, finisco accettando l’offerta che mi viene dalla gentilezza di V. S., occorrendomi di passar per costá per continuare il possesso della mia servitú con cotesta casa. E al mio signore cont’ Alessandro bacio riverentemente le mani.

Di Turino [io gennaio 1609].

LI

Al conte Fortuniano San Vitali

Racconta l’attentato del Murtola.


Il Murtola, ancorché si vedesse da me molto strapazzato e beffato con tante Fischiate e si accorgesse d’esser divenuto favola ed obbrobrio non solo della corte ma di tutta la cittá, il tutto nondimeno dissimulava, e se bene in apparenza si vedeva turbato, dimostrava però una flemmatica sofferenza. Ma finalmente, essendo stato licenziato dal servizio di S. A., non ha saputo piú contenersi, ma per aver perduta la razione è diventato veramente irrazionale. E persuadendosi essergli ciò avvenuto per opera mia (come s’io avessi tanto d’auttoritá con questo serenissimo prencipe che potessi fare e disfare ogni cosa), né sapendosi levar questa impressione dalla mente; senza considerar il suo poco merito e senza aver riguardo alla prudenza di questo signore, che dopo qualche tempo l’ha scorto per quel ch’egli è; vinto dalla rabbia e portato dalla desperazione ha commesso l’eccesso che V. S. sentirá, suggellando tutte I’altre sue minchionerie con questa, che sará forse l’ultima che sia mai per fare a’ suoi di: poiché s’egli era meglio consigliato e procedeva con piú discreto giudicio, la cosa gli sarebbe senza dubbio venuta fatta, né gli mancavano mille modi piú commodi da esseguire e conseguire il suo intento. Domenica passata, che fu il primo di febbraio, vigilia della Purificazione della santissima V’ergine, giorno per me sempre memorabile, su la strada maestra presso la piazza