Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. I, 1911 – BEIC 1872860.djvu/75

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manderò quanto prima a V. S. il rimanente delle altre Fischiate , le quali voglio che si veggano. E Nostro Signore la feliciti come desidera.

Di Torino [primi del febbraio 1609].

LII

Al duca di Savoia

Autodifesa contro il Murtola.

Egli mi è pur ora pervenuto a notizia si come il Murtola, dopo l’aver commesso l’assassinio che si sa nella persona mia, e dopo l’essere stato dalla divina giustizia e dal proprio peccato condotto in prigione, per onestar la sua causa e colorir la sua sceleragine con iscuse almeno apparenti, ha divulgata una voce, in cui si duole d’essere stato da me offeso nell’onore, e che l’avere io procurato di svergognarlo con rime satiriche, toccando l’onestá delle sue attenenti, è stata la principal cagione che l’ha stimolato a ciò fare. Onde io, non giá per accrescere con la repulsa delle sue menzogne la gravezza del delitto (poiché, avendo compassione alla sua pazzia, oltre l’avergli perdonato, mi sono con molti mezi adoperato per far che n’ottenga la grazia), ma solamente per purgar la mia riputazione di qualsivoglia macchia, e accioché V. A. non bene informata del vero non mi accusi d’immodestia e non mi dia titolo d’arrogante, sotto pretesto ch’io abbia altrui insolentemente provocato con libelli oltraggiosi ; ho stimato necessario con questa lettera dichiarare apertamente la veritá del fatto, divisando con ogni confidenza e simplicitá a lei, non come a giudice ma come a prencipe, tutto quel progresso di cose ch’ai fisco, per dubbio di non aver a nuocere al reo, ho voluto tacere. Tutto ciò ch’io qui le racconterò le sará, quando Ella comandi, confermato da personaggi auttorevoli e da testimoni nobili, veritieri e di somma integritá; ed ogni volta ch’altro si provi all’incontro, io mi confesserò degno di qualunque supplicio e indegno di quel sacro abito del qual si compiacque V. A. onorarmi.