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CLAUDIO ACHILLINI

VI

Al medesimo


Lo ringrazia di avergli affidato l’incarico di riferire su d’un processo non ostante le malignitá sparse sul suo conto, per l’«odio antico» che gli portano a Bologna a causa della cattedra da lui occupata.

Di Bologna, li 24 novembre 1607.

VII

Al SIGNOR...


Intorno allo Stato rustico di Giovan Vincenzo Imperiali.

Non prima ho risposto alla gentilissima lettera di V. S. ch’io m’abbia lette le bellissime fatiche del signor Giovan Vincenzo, per potergliene scrivere quello che ingenuamente ne sento. L’ invenzione per molte varietá è molto curiosa e dilettevole, le sentenze vivamente conchiudono, il decoro è costumatissimo e

10 stile è maraviglioso. Dio buono! di quante perle poetiche è tutto sparso ! che traslazioni nuove ! che perifrasi miracolose! e quello che piú importa, la musa di cotesto cavalliere, quasi Imeneo d’insolita autoritá, ha saputo e potuto maritare

11 patetico alla leggiadria degli ornamenti; cosa tanto difficile quanto disse Aristotele e quanto tuttora provano quegli che compongono. Vorrei aver piú tempo, ch’io non ho in questo tempo tutto dedicato alle future fatiche della catedra, perché longamente vorrei, piú di quello che per aventura comporta il periodo d’una lettera, discorrere intorno a tutte l’eccellenze di questi libri; ma spero di doverlo fare a bocca a V. S. Insomma il signor Giovan Vincenzo ha tolto i pregi alle cittá e n’ha arricchite le ville; ma se gli alberghi civili portano invidia ai boschi, i boschi all’incontro si dolgono d’esser stati rubati in queste carte e communicati alle cittá: cosi cotesto signore non ha saputo involarsi