Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. II, 1912 – BEIC 1873537.djvu/143

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minimeque abuti compositi s nominibus linguisque . Cum primis vero decenter uti trans lationibus maxime est ai duuvi; id quod unum non aliunde quaesitum sit oportet, versatilisque ingenii indolem praeseferat. Etenirn recte quid transferre símile aliquid illius contemplari est». Le quai parole io non so come si possano leggere e trascurar il pericolo che vi si corre grandissimo, additatoci non mica da un pusilanimo ma dall’eroe degli ingegni. Percioché non solamente egli dice che l’usar bene i traslati sia malagevole (ché ciò sarebbe anche molto), ma conchiude che questa supera ogni altra delle da lui sopradette dificoltá: aggiungendovi che dagli altri precetti non si può ben apprendere il traslatare, ma fa mestieri d’ingegno acuto ed esercitato; onde ne siegua che, quando l’uomo avrá osservate tutte le regole da lui apprese, tanto neanche gli basti, ma gli convenga esser fornito d’un isquisito giudicio per discernere, tra cose molto lontane e dissimili, quella parte che di somiglianza dalla natura fu loro conceduta, ché in questo solo (dic’egli) il traslatare consiste. Formasi, come sa V. S., secondo Aristotile, Tullio e Quintiliano, allora il traslato, che o nome o verbo per la somiglianza trasportasi, da quel luogo dov’egli è proprio, in quello a cui o ’l proprio fallisce o a cui, come piú leggiadro o migliore, s’adatta lo traslato. Come ciò facciasi, lo ’nsegna il filosofo e ne reca e nella Poetica e nella Retorica molti esempi, ne’ quali chiaramente si scorge che, dove non è somiglianza, quivi traslato non può trovarsi. La qual dottrina importa ben molto rapprenderla, ma non il tutto. Il tutto sta nel saper ben avvisare questa rassomiglianza, e con sagace distinzione discernere qual è quella che vaga, nobile e graziosa, e quella che vile, abietta e bene spesso ridicola può far che riesca questa figura.

Intenda quel medico l’arte sua quanto ne intesero mai Galeno, Ipocrate e lo stesso Esculapio, e prenda poi errore nel far giudicio della cagione del male: non sará giamai vero ch’egli buon medico sia da nessun giudicato. Cosi sappia pur altri quanto può il meglio e che d’ogni traslato la rassomiglianza è la forma, e ch’ella si prende o dal genere per la specie, o dalla specie pel genere, o da questa per quella, o da termini fra loro