Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. II, 1912 – BEIC 1873537.djvu/21

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de’ buoni, compagno de’ soldad, fratello de’ servi, padre de’ vassalli e degno figliuolo primogenito della Chiesa apostolica; che vince prima che combatta, ottiene piú trionfi che non dá assalti e signoreggia piú animi che non acquista terre.

Ma con qual cambio o con qual effetto condegno corrisponderò io a tanti suoi eccessi d’umanitá, i quali soprafanno tanto di gran lunga ogni mio potere? Certo, non so con altro pagargli che con parole e con lodi, in quella guisa istessa che si pagano le divine grazie. Ben vorrei che la mia virtú fusse pari alla sua bontá, per poter altretanto celebrar lei quanto Ella giova a me; percioché si come i suoi gesti egregi, quasi stelle del ciel della gloria influiscono al mio ingegno suggetti degni d’eterna loda, cosi i favori ch’io ne ricevo, quasi rivoli del fonte della magnificenza, innaffiano l’ariditá della mia fortuna con tanta larghezza che fanno arrossire la mia viltá, onde rimango confuso di non aver fin qui fatta opera alcuna per la quale appaia il merito di si fatta mercede. Ma io non dubito punto che fra l ’altre eroiche virtú ch’adornan gli anni giovanili di Vostra Maestá, in tanta sublimitá di stato, in tanta vivacitá di spirito ed in tanta severitá d’educazione, non debba anche aver luogo l’onesto e piacevole trastullo della poesia. Onde ben debbo io sperare che Vostra Maestá dopo le guerre, le quali con troppo dure distrazioni l’incominciano ad occupare, abbi con benignitá a gradire questo piccolo e povero dono, presentato da un devoto suo, ch’altro non è che povero frutto di rozo intelletto. Or piaccia a Vostra Maestá, con quella benignitá istessa con cui si compiacque di farmi degno della sua buona grazia, accettare la presente fatica, perché vorrei pur almeno in qualche parte pagar con gli scritti quel che non mi è possibile sodisfar con le forze. E senza piú, augurando a Vostra Maestá il colmo d’ogni felicitá, le inchino con riverenza la fronte e le sollevo con divozione il cuore.

Di Parigi [1623].