Pagina:Marino, Giambattista – Epistolario, Vol. II, 1912 – BEIC 1873537.djvu/261

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iscritto una distinta relazione di quella question nuovamente succeduta tra me ed Errico Catarin Davila per la qual mi trovo giacere, e che, distesa ch’io l’abbia, gliela mandi costi quanto prima; acciocché, avendone l’A. V. giá avuta un’altra da esso avversario, possa, dopo il sentire ambedue le parti, prender temperamento di farmi pacificar con lui per mia intiera soddisfazzione ed onore.

Primamente io rendo a V. A. doppia grazia, e della benigna visita che s’è degnata di farmi fare, e del caritativo assunto che s’è abbassata a pigliar per me, risultandomi a troppo segnalato favore che quel principe, il quale sta costituito in luogo di mio supremo padrone e di mio assoluto giudice, si ponga in luogo di mio pietoso amico e di mio amorevole avvocato. Appresso ubbidisco prontamente al comando, quantunque mi trovi tuttavia esser fiacco per l’avute ferite, se bene assicurato della salute e fuori oramai di pericolo.

Ben prima ch’io cominci a contare il fatto, mi protesto che, con tutto ch’io sia per dire quella istessa veritá ad unguein la qual direi se non v’avessi interesse alcuno, e con tutto ch’io presuma ch’anco l’avversario abbia fatto il medesimo, avrei però caro che V. A. non credesse né a me né a lui, ma solo a quei testimoni che vi si trovarono esser da principio ed a quegli altri che vi sopragiunsero dapoi ed alla publica fama che gli uni e gli altri n’hanno giá sparsa qui in Parma e fuori; mentre conviene ed è giusto che chi ha meno di passione abbia piú di credito, potendo essere che a me le cose ch’io dirò fussero per la detta passione parute altrimenti di quel che sono, si come ancora l’istesso può esser paruto a esso avversario.

Sappia l’A. V. che il di nono d’agosto a ore venti e due l^che appunto oggi son finiti quindici giorni), essendo io in piazza a seder davanti alla libreria del Viotti, fui invitato dal Daviia suddetto ad andar per ia cittá a spasso con seco e con Flavio Querenghi e con Gioseppe Giavardi, i quali erano con lui. E questo può testificarsi dal Malossi, pittore di V. A., che ci senti, essendo in bottega a comperar non so che libri. Il quale invito io accettai allegramente, e mi misi a caminar con loro